» La soffitta di InchiostrodiVerso

Questo infinito palcoscenico.

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  1. *Nur*
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    Mi ritrovo qui, seduta su questa panchina ad osservare gli alberi che la circondano.
    Anche oggi c’è quella brezza leggera; quella che non riuscivo a sopportare e che mi scompigliava i capelli facendomi urlare dal fastidio. La stessa che ti faceva ridere di gusto nel vedermi in disordine dopo avermi attesa un’ora nel tentativo di farmi il più bella possibile, per te.

    Non è cambiato molto da quel giorno, di cui ricordo ogni dettaglio: ci sono i soliti piccioni affamati girovagare in cerca di briciole di cibo, le stesse margherite coraggiose, quelle che si fanno spazio tra smog e cemento della città e i soliti innamorati, intenti a ridere come bambini.
    La sola cosa che manca, è quella che più vorrei: la tua presenza.

    La verità è, che ero consapevole che ogni cosa sarebbe finita. Lo sapevo da tempo, dal principio.
    Mi avevi avvisata più volte, dicendomi: “ se deciderai di restare al mio fianco soffrirai, soffrirai terribilmente quando...”
    Allora io ti fermavo tappandoti la bocca con un dito e mi arrabbiavo, mi fingevo arrabbiata e ti facevo la linguaccia, dandoti le spalle. Non era però facile resistere a quei fastidiosi occhi da cucciolo che mostravi per farti perdonare; quindi ti abbracciavo e cercavo di non farmi sopraffare da quel nodo alla gola che cercava di esplodere.

    Prima di andartene mi facesti fare una promessa che, pensai, avesse del ridicolo; la trovai assurda e impossibile da mantenere, ma la feci ugualmente:
    “prometto di non piangere” affermai con un sorriso scarso, accarezzandolo in volto; un volto che ormai, dopo mesi di terapie, cure e ospedale, era diventato pallido, magro, scavato, ma sempre incorniciato da quei capelli color del carbone e rappresentato dai tuoi occhi castani, grandi, che inutilmente cercavi di tener attivi, probabilmente per me.

    E’ passato un anno, un lunghissimo anno e, come tu ben saprai, non ho mai pianto, non ho mai versato una lacrima, tanto che la gente ha anche avuto il coraggio di chiamarmi “automa” per questa mia freddezza, ma non mi è importato; ho solo mantenuto il tuo volere.
    Però ora mi scuserai se non riesco più a farlo, se ho lasciato che quella lacrima sfuggisse al mio controllo, immediatamente seguita da un pianto che da troppo tempo trattenevo.
    Ho provato a dedicarti ogni singolo sorriso; ho costretto me stessa a non tornare più in questo luogo colmo di ricordi meravigliosi.
    Ma oggi mi sono arresa, proprio come tu, hai dovuto arrenderti alla malattia.

    E qui, seduta su questa panchina verde, sul nostro infinito palcoscenico, io ti faccio una nuova promessa: piangerò, mi farò invadere dalla sofferenza, lascerò che essa mi logori dentro come non ho permesso accadesse in questi lunghi mesi; poi, mi asciugherò il viso, mi alzerò in piedi e ricomincerò a vivere con il sorriso; ricomincerò a vivere anche per te.
     
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25 replies since 1/11/2012, 12:19   334 views
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