» La soffitta di InchiostrodiVerso

Votes taken by Erendal

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    Un Up in memoria dui Bruno!
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    CITAZIONE (AloneInTheDark @ 29/9/2019, 13:16) 
    CITAZIONE (Miss Loryn @ 29/9/2019, 12:03) 
    Adesso ne ripesco uno, chissà se verrai a leggere!

    L'ho letto ed è il mio genere preferito. Hai saputo scegliere ^_^

    Alone, sei sempre dei nostri? :)
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    Grazie Luke!!!! :)
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    Ciao, e grazie di essere passato qui! Nella nostra soffitta ci sono contest di tanti anni fa... ed anche io mi sono sorpreso nel vedere come è cambiata l'utenza nel corso degli anni. Alcuni utenti ci sono dall'inizio, altri in passato hanno frequentato molto il forum, mentre oggi ci sono molto di meno per problemi di lavoro e di impegni vari. Altri sono spariti nel nulla, alcuni li abbiamo consociuti dal vivo o anche fuori dal virtuale ma senza vederci fisicamente.
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    Ciao Silent~Soul, fa piacere quando qualcuno varca la soglia della nostra soffitta per rispolverare qualcosa del passato! :) Benvenuta.
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    Voce di un cerro, di Morgan›
    Miglior poesia del contest poetico "Solo Inchiostro"

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    Scrivere una storia: quale tempo verbale scegliere?

    tra_le_tue_braccia

    Può sembrare una scelta semplice, invece non lo è: è il dilemma di qualsiasi scrittore che si cimenta con la scrittura di un romanzo. E' fondamentale scegliere il tempo verbale da utilizzare in base al taglio che si vuole dare alla storia/romanzo che si sta per scrivere. Scrivendo da un po' di anni mi sono accorto che non esiste un tempo verbale migliore in assoluto, dipende quindi soltanto da noi. Una cosa è certa: l'utilizzo dei verbi al passato è molto più comodo, soprattutto per chi non è abituato a scrivere; il motivo? C'è maggiore dimestichezza nel racconto, perché si racconta qualcosa che è già successa. Utilizzando i verbi al passato è più facile scegliere te l’ordine in cui la storia verrà narrata: per esempio è più semplice gestire l’ordine cronologico degli avvenimenti, saltando in avanti o indietro nel tempo, in base alla narrazione. Utilizzare verbi al passato rende anche più facile il compito del mostrare e non raccontare, che è cardine principale della scrittura.

    L’utilizzo del tempo presente per la scrittura di un romanzo è invece più vincolante e quindi meno semplice, soprattutto se si sceglie la narrazione in prima persona. C'è però il vantaggio non da poco da far vivere la storia con gli occhi del protagonista, persona, serve per far immedesimare il più possibile il lettore, proiettandolo direttamente nel vivo della narrazione. Ma attenzione, non dobbiamo dimenticarci nel corso della scrittura che mentre si scrive alcuni fatti non devono essere noti ai personaggi, proprio perché ancora non accaduti. Ecco perché scrivere al presente è molto più difficile che scrivere al passato. Inoltre se la trama non è densa di avvenimenti, la narrazione potrebbe risultare un po’ troppo faticosa se non addirittura noiosa.
    Vediamo un po' più di preciso.

    Narrare al passato
    I tempi da utilizzare, come si può leggere un po' ovunque, sono fondamentalmente quattro: passato remoto, imperfetto, passato prossimo , trapassato prossimo e trapassato remoto.
    Il passato remoto è il tempo che permette di muoversi al meglio nel dipanarsi della trama e sii accompagna spesso all’imperfetto. Si ha il vantaggio, con l'imperfetto, di indicare così un’azione ancora non conclusa.
    Se invece usiamo il trapassato prossimo l’azione è già iniziata e si è conclusa. Il trapassato remoto non si usa spesso, principalmente quando vogliamo contrapporre un fatto avvenuto prima di un altro fatto che si svolge nel passato.
    Il tempo passato ha il vantaggio di poter giocare con la lingua italiana, che è ricca di vocaboli, alcuni molto belli e musicali, quindi può dare risultati davvero piacevoli da leggere.

    Narrare al presente
    Il presente è un tempo verbale che a me piace molto, perché è molto coinvolgente e di forte impatto, soprattutto se abbinato all’uso della prima persona (ho scritto e pubblicato un intero romanzo fantasy in questo modo, lasciando vedere il mondo attraverso gli occhi del mio personaggio base). Ma anche la seconda persona da buoni risultati.
    Il tempo al presente è davvero ottimo per creare tensione, perché si narra l’evento nel momento in cui si avviene. C'è però la difficoltà non da poco che è limitante e limitativo: la storia è adesso, quindi non c'è molta scelta di giocare tra i vari tempo verbali, è il presente e basta. E' vero che si può abbinarlo al passato prossimo, ma solo per brevi tratti e solo quando vogliamo narrare fatti appena accaduti e perciò conclusi appena un attimo prima di narrare

    Quale tempo verbale scegliere allora?
    In realtà, da quanto spiegato, non c’è una formula precisa. Un consiglio? Che poi è quello che hanno dato anche a me: non abbiate fretta e provate a scrivere qualche pagina in un modo, e poi a modificarla nell'altro. Presente o passato? Confrontate le due versioni e vedete quella che vi risulta più piacevole rispettando le vostre esigenze narrative del momento.

    Una chicca: la tecnica del palleggiamento
    Ho provato anche questa; scrivere in prima persona al presente e cambiare l'io narrante capitolo per capitolo. E' estremamente difficile, ma da i suoi frutti. Ad esempio per raccontare gli stessi fatti sotto ottiche diverse, diversi punti di vista.

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    E presto verrà in soffitta anche la terza edizione della League, e la prima di "Racconti sotto la Luna"! :)

    Questo posto mi piace molto!!!
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    E' un bel fantasy, puro e bello... le battute iniziali mi hanno ricordato le prime scene del film "Prince of Persia" per l'ambientazione più che alto, ma la tua storia è originale, divertente, piena di colpi di scena e ricca di particolari. Al forum sei mancata molto!!!!! :)
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    Noewle un consiglio... :) Gli utenti del forum stanno commentando il tuo racconto esprimendo i loro personali giudizi. Non vedere solo il lato meno positivo delle parole, ma cerca di imparare dai consigli che ti arrivano, direttamente o indirettamente. E' così che si cresce e si raggiunge un livello migliore. Ricevere solo commenti positivi alla lunga è controproducente, anche se fa piacere. Ognuno di noi può crescere e migliorare imparando dall'altro, e viceversa!
    Tu sei brava, ma potresti diventarlo ancora di più! Se non altro uno scrittore per capire se quello che scrive piace o meno deve provarsi davanti ad una platea di lettori, e qui ce ne sono tanti di ottima fattura! :) Io, dal mio punto di vista, ho sempre trovato interessanti i commenti meno positivi che ho ricevuto, perché è su quelli che mi soffermo a riflettere.
    Spero di essermi riuscito a farmi capire, perché ci tengo a te sia come lettrice che come autrice, che stimo molto!
    L'errore che alcuni scrittori fanno è di ritenersi perfetti, invece anche un autore bravo se riflette su dove non è piaciuto può crescere ancora.
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    CITAZIONE (-HASU- @ 11/1/2013, 17:18) 
    Molto interessante.
    Desidero sperimentare la mia capacità narrativa in tutti i generi quindi questo contest sarà l'occasione perfetta: mi iscrivo! -se voi mi accogliete :)-

    -HASU-

    Certo che sì, e se vuoi - se hai giù un racconto pronto - puoi partecipare giù alla luna di gennaio sulla narrativa del mistero. C'è tempo fino al 15 gennaio per pubblicare, poi dal 16 a fine mese sondaggio popolare. :)
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    Anche se con la grafica non sono abile, ci ho provato... visto che anche Kira__ merita un award!!! :)

    Congratulazioni amore mio! :) :wub:

    pTWYn

    CODICE
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    Le chimere vanno forte! :)
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    Alla fine ho sciolto il dubbio... voto ximox - L'evoluzione non fa rumore...
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    I guerrieri Mashujaa



    Raggiungere il villaggio di Takarayuk non è semplice, si arriva solo via fiume, ed il corso del Tonga Tonga in alcuni tratti è molto profondo, incassato com'è tra le alture che lo circondano e lo nascondono. Il suo corso è impervio con frequenti e alte cascate. È per questo che non si può proseguire solo con l’imbarcazione e dopo un primo tratto si è costretti a salire e scendere per le pendenze rocciose a piedi, quindi proseguire lungo l’argine. Per raggiunge Takarayuk c'è da percorrere più di tre chilometri su pendii scoscesi e ricoperti di alta vegetazione. È ancora giorno ma è come se fosse già notte, non fosse per la mappa di Martins mi sarei già smarrito, chiuso nell’impossibilità di trovare spazi per tirare avanti nella direzione giusta.

    La vegetazione è sempre fitta e devo prestare attenzione anche ai Tonga Mashujaa, i guerrieri delle tribù fluviali. Sono anche peggio dei mutumbu, con loro non si può socializzare: sono dei rudi selvaggi. E fare il loro incontro non sarebbe una buona idea. Loro sì che sono veri cannibali, vivono isolati nel loro mondo e nessuno che sia stato catturato da loro è mai tornato indietro; nessuno ha mai raccontato di come sono organizzati i loro villaggi né quali rituali seguano. I resti delle ossa umane rinvenuti nei loro territori di confine però sono più d’una minaccia, perciò nessuno osa varcare i loro limiti territoriali. Leggo la mappa di Martins e così mi tengo a debita distanza dalla zona calda, so che i Tonga Mashujaa non sconfinano se non per motivi particolari. In questi casi tuttavia la prudenza non è mai troppa.

    Il tragitto è lungo ma prima del giungere della sera sono lì, a Takarayuk: un’oasi nella savana dove i dimoranti si distinguono dagli altri indigeni per la loro intelligenza e per l’ingegno. Loro sono l’esatto opposto dei guerrieri cannibali che vivono dall’altra parte del fiume. Il loro è un villaggio modesto ma accogliente: capanne di legno e paglia gialla fanno da sfondo ad un cielo grande dove un sole enorme, rosso fuoco, a dir poco imperioso cola giù dal cielo come se si sciogliesse. Come in un dipinto d’autore. Le capanne sono disposte ordinatamente in circolo, al centro c’è la piazza con il totem, non molto alto ma ben ornato di anelli e statue di pietra. Sono nascosto tra le fronde con il cannocchiale puntato verso i capanni. Una smorfia nel constatare che le costruzioni sono anche sopra gli alberi e in riva al Tonga Tonga.

    Una donna sta raccogliendo dell’acqua in un recipiente di legno mentre un bambino gli tira la tunica grezza. Il Tonga Tonga sembra diverso qui, le sue acque sono calme e tranquille. Limpide e cristalline come l’aria che respiro. Ma non è magia. In questo tratto non ci sono mulinelli e la profondità è meno alta, per questo il fiume è vivibile.

    Resto ad osservare finché l’oscurità scende dal cielo coprendo il suolo con il suo manto di silenzio. Se le indicazioni di Martins sono corrette Shown è solito passeggiare lungo il fiume la notte, perciò non mi resta che aspettare. Ma intanto la notte avanza con il suo carico di buio, e non soltanto. Chi ha detto che l’Africa è calda? Nelle ore notturne l’umidità scende copiosa e la mia pelle è irrigidita. Soffro il freddo ma cerco di rimanere immobile, non devo rivelare nemmeno una traccia della mia presenza. Non muovo un muscolo nemmeno quando un rapace notturno salta fuori dalle fronde alla mia destra per inseguire una preda. E finalmente Shown; è coperto con la pelle di un animale, si è deciso a farsi vedere. Anche lui è diverso. Il suo sguardo sembra più rilassato e i lineamenti del volto non sono più aspri e severi come quelli del killer che ho conosciuto. Osserva la luna, getta un sasso nel fiume facendogli fare una serie di rimbalzi sulla superficie dell’acqua. Sorride. Shown che sorride è una vera novità per me! Più lo osservo e più mi rendo conto che sembra felice. Non si è rintanato qui per sfuggire all’organizzazione, non è un topo in trappola come credevo. Questo posto lui lo ha scelto. Lo vuole. Quell’ultimo sporco lavoro e i soldi mai restituiti all’organizzazione erano il suo biglietto di sola andata per una nuova vita.

    Una giovane donna di colore lo raggiunge sul bordo del fiume, lui le cinge i fianchi con il braccio ed insieme guardano la luna come in un quadretto romantico. Sembra bella. Indossa un vestito di pelle ed ha i capelli molto lunghi che le scendono fin sopra alle ginocchia. Mi stropiccio gli occhi quasi incredulo: possibile che sia lo stesso Shown capace di ridurre in fin di vita un ostaggio a furia di calci? Eppure sì, quelle mani che più volte avevo visto sporcarsi di sangue innocente adesso stanno accarezzando con dolcezza una donna. Ma io non ho tempo per i sentimentalismi e resto ancora in attesa: paziente e freddo come la notte che mi irrigidisce le membra, e forse anche il cuore. Ma non la mente. Perché io non sono come Shown. Ci sono dei valori in cui ho scelto di credere e che vanno al di là della normale comprensione. L’organizzazione è tra questi, perciò nessuna pietà per i traditori.

    Attendo il momento in cui la donna di Shown si ritira nella sua capanna. Lui passeggia verso il bordo del fiume più avanti del villaggio fino a che le rocce del pendio lo consentono. Finalmente sono libero di agire. Lo seguo. Scivolo leggero come un felino sulla preda e sono dietro di lui. Il filo metallico tra le mani. Lo allargo, lo stringo al collo di Shown. Cerca di divincolarsi ma sono rapido come una saetta e conosco a memoria il copione. Lui non mi vede, sente solo la vita soffiare via. Martins mi ha detto che dal villaggio di Takarayuk il fiume Tonga Tonga scorre dritto nelle terre dei cannibali Mashujaa. Saranno loro il mio alibi perfetto, come le acque del fiume.
    Non più di tre minuti ed il corpo di Shown penetra nel gelo dell’acqua del Tonga Tonga e lentamente lo vedo allontanarsi senza preoccuparmi del cadavere. I Mashujaa se ne prenderanno cura. Io non sono come Shown, non mi lascerò cambiare. E non sono curioso di sapere cosa c’è oltre il mio sguardo, laggiù nella focosa terra dei guerrieri Mashujaa.




    Estratto di un mio romanzo

24 replies since 30/12/2006
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